Il secondo dopoguerra
I costi della seconda guerra mondiale furono raccapriccianti: 55 milioni di morti, due terzi dei quali civili; oltre 32 milioni nella sola Europa, di cui 20 milioni i sovietici (il 12% della popolazione) e 5 milioni i tedeschi; in Estremo Oriente 13 milioni di cinesi uccisi e quasi 2 milioni i giapponesi. Europa, Giappone, intere aree della Cina erano distrutte; 25 milioni i senzatetto in URSS. Città rase al suolo dai bombardamenti o cancellate dalla bomba atomica.
La conseguenza principale del conflitto fu il declino degli stati europei e l'emergere di due "superpotenze": gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. I primi erano l'unico paese belligerante uscito indenne dalla guerra (pur considerando i 290 000 soldati caduti), con un apparato industriale intatto e cresciuto enormemente durante il conflitto. Nel 1945 la produzione industriale americana costituiva i due terzi della produzione mondiale. Inoltre, gli USA disponevano di un'arma, la bomba atomica, che garantiva loro una netta supremazia militare.
L'Unione Sovietica uscì dalla guerra con un forte prestigio politico e militare, che le derivava dal ruolo decisivo nella sconfitta del nazifascismo, ma con un apparato produttivo semidistrutto: la produzione industriale, nel 1945, era inferiore del 40 rispetto a quella del 1940. Ma tutti i paesi europei si trovavano nel 1945 in condizioni drammatiche: inflazione elevata, penuria di generi alimentari, necessità di ricostruire strade, ferrovie, fabbriche. Da una parte un'economia americana che sovrabbondava di beni, dall'altra un'Europa ridotta alla fame. Il Piano Marshall dal 1948 al 1952 fu lo strumento principale con cui gli Stati Uniti aiutarono l'Europa a sopravvivere e poi a ricostruire le proprie strutture produttive; ma contemporaneamente garantì anche lo sbocco alla enorme quantità di prodotti americani che rischiava di provocare un'altra crisi di sovrapproduzione, come nel 1929.