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LA SALA CINEMATOGRAFICA

LA SALA CINEMATOGRAFICA COME ESPERIENZA

Dal posto 5filaL alla cameretta

Ma in tutto questo allora cosa è cambiato? Seduti sopra il piumone nella nostra stanza aspettando che la connessione ritorni a funzionare, oppure stretti stretti vicini vicini schiacciati su un divano a San Valentino, stiamo davvero guardando lo stesso prodotto che avremo visto in una sala cinematografica? 

Prima di provare a rispondere con considerazioni più o meno tecniche a questa domanda, facciamo un po’ di filosofia: ricordatevi che il modo in cui guardiamo influenza anche cosa vediamo (e nel caso in cui questa frase al momento non vi dicesse molto, sappiate che potreste sempre rivendervela alla prima occasione in cui lui o lei vi dice che proprio non siete il suo tipo).  

 

Detto questo, torniamo a noi: se davvero possiamo passare tranquillamente delle ore senza alzarci dal letto, presi dall’incertezza di comprendere se questa nuova serie alla seconda stagione ci abbia conquistati oppure no, è perché lo streaming funziona – e anche bene.  Durante il lockdown poi è diventato quasi selvaggio, conquistando oltre agli spazi del cinema e della TV anche quelli dei teatri, dei musei e degli altri vari luoghi della cultura.

Lo streaming quindi ha davvero vinto?

Per capirlo, seguiamo degli esempi e apriamo il dibattito. Alla fine del 2019, a proposito della strana strategia di distribuzione di The Irishman – disponibile per un periodo limitatissimo in sala e dopo pochi giorni in pianta stabile su Netflix – il critico cinematografico del New York Times, A.O. Scott, si è posto un’interessante domanda: «Lo streaming ammazzerà l’arte del cinema o sarà utile per la nostra nuova vita?». In quel momento nessuno avrebbe però potuto immaginare la rapidità con la quale questa nuova vita sarebbe arrivata, da marzo 2020 in poi, costringendoci a fruire il mondo con modalità diverse, appunto. «C’è molto cinema meraviglioso ma dovremo restare in casa per vederlo» scriveva il critico, aprendo così una questione, quella sulle conseguenze dello streaming sul futuro del cinema, che periodicamente tornava a galla, paventata spesso come ipotesi della fine del mondo (cinematografico) come lo conoscevamo o inizio di una nuova era, almeno in teoria.

Invece poi è capitato per forza, per circostanza, nella vita vera e tocca ora farci i conti. Quella portata avanti allora non è più una semplice discussione sulla differenza di gusto e di prototipo di spettatore (il cinefilo contro il pantofolaio teledipendente, la sala cinematografica contro la cameretta) ma si è trasformata in una attenta riflessione sulle conseguenze dell’accelerazione della trasformazione dell’intrattenimento nell’universo digitale. Una trasformazione in atto ancora prima della pandemia, un adattamento a una situazione che vede e vedeva molte sale paralizzate, anche quando erano aperte o parzialmente aperte. Ma stiamo parlando di un’interruzione momentanea – la chiusura delle sale – trasformata in un cambiamento duraturo nel mercato o di una decisione che rappresenta piuttosto il culmine di un processo inevitabile e ormai comprensibile? Secondo Vulture, parlare di una guerra, vittoria sì o vittoria no dello streaming, ha poco senso. Lo streaming ha già vinto, “Il futuro in streaming è già presente”, e «inserita nel contesto più ampio della transizione dell’industria del cinema verso lo streaming come hub principale per la distribuzione di opere d’arte, non è “strategia” ma logica. Il nostro dispiacere per le sale è soltanto qualcosa guidato dall’empatia». Anacronismo. 

Diversa la posizione di Angela Watercutter, che su Wired ha spiegato perché nel 2021 lo streaming potrebbe invece subire un «massiccio raffreddamento». Con noi bloccati dentro casa, Netflix, Disney+, Amazon Prime, Apple Tv, avranno anche ottenuto milioni di nuovi abbonati, il peggiore degli anni è stato il migliore per lo streaming, «ma tra qualche tempo tutti avranno già provato tutto, sceglieranno solo una piattaforma, altri titoli li vedranno al cinema». Però è da metà marzo che l’industria dello spettacolo tenta di trovare modalità nuove e laterali per far sopravvivere il cinema. Si possono ridurre le perdite e salvare le sale? In che modo far arrivare i film nel flusso mediatico della quotidianità pandemica? Quando far ripartire le produzioni?

Tutti interrogativi che girano attorno a un centro immobile: come può un intero apparato che basa in massima parte le sue strategie commerciali sull’uscita in sala rimanere in piedi quando queste sono chiuse? Di più, come può un’intera forma d’arte fare a meno del luogo che le conferisce la sua specificità? In un momento storico come il lockdown in cui tutta la filiera economica e l’esperienza filmica si sono appiattite sul consumo casalingo babelico e bulimico delle migliaia di titoli presenti sui nostri schermi, ripensare al funzionamento dell’intero sistema è tracciare l’orizzonte dentro al quale si farà e si fruirà il cinema nel prossimo futuro.

È sinistramente ironico che il lockdown abbia imposto la chiusura delle sale subito dopo quel periodo dell’anno definito dump months, cioè la finestra temporale di gennaio-febbraio in cui le grandi uscite delle festività natalizie e i film in corsa per i Golden Globe e gli Oscar concludono il loro passaggio nei cinema, facendo respirare il sistema in attesa dei blockbuster tardo-primaverili ed estivi. A un periodo di incassi tradizionalmente non eccezionali è seguita la chiusura totale a causa della pandemia, con la prospettiva di essere una delle ultime categorie commerciali a poter riaprire. Se i produttori/distributori possono contare sulle uscite online e le pay tv, gli esercenti al momento sono impegnati nella richiesta di prestiti e sovvenzionamenti.

E poi va bene riaprire ma ancora una volta la questione è come farlo: I protocolli adottati per la riapertura in Texas o quelli previsti in Spagna elencano sempre le stesse misure: posti disposti a scacchiera, dipendenti con guanti, mascherina e temperatura rilevata più volte al giorno, sanificazione tra uno spettacolo e l’altro e auto-sanificazione dello spettatore, biglietti e posti prenotati online, cibo e bevande da ritirare in apposite zone pick-up. Se anche tutto andrà nel verso giusto si potrebbe assistere a una crisi sistemica: il numero di spettacoli giornalieri e di spettatori paganti sarà significativamente inferiore per via delle misure di sicurezza, i film più costosi avranno bisogno di un passaggio in sala più lungo e con più schermi per recuperare investimenti da centinaia di milioni di dollari, e a risentirne sarà la contro-programmazione di titoli medi, indipendenti e d’autore. Si avrebbero così dei multi-sala improvvisamente diventati mono-sala per proiezioni su decine di schermi dello stesso film, mentre le produzioni più piccole vengono dirottate sull’online e la tv

A dimostrazione che tutti i livelli del sistema stanno provando questa strada, anche gli indipendenti si sono mossi creando dei virtual theatre, “sale digitali” disponibili su piattaforme come Film Movement Plus e Kino Marquee o create ex-novo, dove sono usciti titoli importanti. Studios, indipendenti e film di animazione, in tutti questi casi non si tratta soltanto di trovare un’alternativa momentanea alla sala per recuperare parte dell’investimento prodotto ma anche di sperimentare nuove modalità commerciali che possano concludere la rivoluzione digitale iniziata quasi un decennio fa. La distribuzione sequenziale su cui si basa il sistema (i film vanno in esclusiva prima nelle sale, poi noleggio online, dvd, pay tv, servizi streaming e infine tv non a pagamento) deve essere rinnovata per stare al passo con la moltiplicazione degli schermi e l’ineludibile presenza di internet, da una parte impedendo concentrazioni di mercato con il dominio di poche aziende e pochi titoli, dall’altra salvaguardandone il luogo d’elezione, cioè i cinema. La lettera aperta diffusa da molti esercenti cinematografici indipendenti va in questa direzione.  Nel mondo post COVID-19, insomma, tra sale sull’orlo del fallimento e dominio delle piattaforme, non ci resta che essere d’accordo con Watercutter su Wired: «alla fine non sappiamo niente con certezza, sappiamo solo che dipenderà da noi»

              TRE COLORI - FILM ROSSO, KRZYSZTOF KIESLOWSKI, 1994  

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 DIBATTITO  L'esperienza della sala, possibili pro e contro

Consegna: dopo un anno in cui i grandi titoli del cinema esordiscono su piattaforme online e che molte sale si trovano a dover chiudere per sempre le loro porte: ha ancora senso oggi che esista la sala cinematografica o ormai è diventata obsoleta?

ATTIVITA':  

La classe si divide in squadre da 3-4 persone. Il docente svolgerà la funzione di giuria. Una squadra sarà pro ed una contro e dovranno difendere la loro tesi contro quella dell'altra squadra.

L'attività è divisa in 3 fasi: preparazione (introduzione della tesi da parte del primo speaker), dibattito (il secondo speaker sostiene i punti a favore/contro), verdetto (il terzo speaker riordina i punti e fa un discorso finale a favore della tesi).

Preparazione

Ogni squadra (pro e contro la proposition) avrà [num] minuti per organizzare le idee e sviluppare delle tesi a supporto della loro posizione. Dovranno inoltre pensare a come sminuire le possibili tesi dell'altra squadra e come difendersi dagli attacchi dell'opposizione. Come ultima cosa dovranno scegliere gli speaker e dividersi i punti da trattare.

Dibattito

TEAM PRO

L'atmosfera unica e magica della sala cinematografica è impareggiabile. [5 min]

Vedere i film al cinema ha un ruolo sociale e culturale molto importante, che non può essere paragonato a guardare i film dal divano di casa. [5 min]

TEAM CONTRO

Vedere i film da casa (grazie alle piattaforme di distribuzione attuali) può risultare più comodo, con meno vincoli e una minore perdita di tempo. [5 min]

Visto l'andamento degli ultimi anni, gli edifici che ospitano le sale cinematografiche potrebbero essere trasformati in nuove attività più redditizie. [5 min]

Verdetto

La giuria decreterà la squadra vincitrice del dibattito, fornendo anche una breve spiegazione su quali fattori hanno influito nella scelta.

NOTE

Nel caso di squadre da 3 persone, lo speaker 1 farà anche il last speaker.

Preparare una scaletta di argomenti per il discorso aiuta a mantenere un filo logico e migliora l'esposizione, fattori importanti in un dibattito.

E' consigliabile avere un foglio e una biro per prendere appunti durante i discorsi della squadra avversaria per riuscire a contrattaccare efficacemente.

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